Si colloca a una strada intermedia tra Kiko – di cui del resto è parente – del quale coglie l’essenzialità e la razionalità dell’offerta, un brand cosmetico come Kiehl’s per uomini attenti al proprio stile e alla cura della propria persona e un retailer no logo come Muji che, nato appunto come no logo, è diventato un brand di culto per coloro che fanno della semplicità e della concretezza un elemento di eleganza. Stiamo parlando di Womo, ultima insegna nata in seno a Gruppo Percassi (per intenderci gli stessi che nel 1997 hanno creato Kiko, 2 anni fa hanno acquisito Madina da Intercos e nel corso degli anni hanno contribuito al successo in Italia di un colosso come Inditex – alias Zara – nonché alla crescita di Benetton, Nike, Swatch, per citarne alcuni) che conta già tre punti vendita e sicuramente non si fermerà a questi. Forte del successo riscontrato dal beauty maschile – e dal grooming in particolare – a livello internazionale l’insegna punta a soddisfare le esigenze dell’uomo italiano ed europeo, cogliendo di fatto un vuoto di offerta nel panorama retail nazionale e internazionale, proponendo non solo beauty ma anche intimo e accessori… Insomma i neonati brand e format puntano a soddisfare le esigenze a proposito di bellezza e benessere di un target che nel corso degli anni la profumeria non ha saputo soddisfare, quello maschile, proponendo “un luogo accogliente dove ogni uomo può trovare tutti gli alleati ideali per prendersi cura di sé. Per la prima volta la shop experience al maschile non sarà ritagliata all’interno di uno spazio femminile ma costruita intorno all’uomo” come si legge sul sito web di Womo. Il tutto con una ricetta i cui ingredienti principali sono (come dichiara l’insegna): ricercatezza dell’ambiente, giusto prezzo e professionalità del personale. Speriamo, per il benessere del canale selettivo, che Gruppo Percassi non replichi il successo già avuto nel maquillage con Kiko, segnando così la fine della cosmesi maschile in profumeria…