Si chiude l’anno ed è tempo di bilanci, non sono quelli di esercizio delle profumerie (di cui nella rivista trovate il nostro rapporto annuale) ma anche di valutazioni qualitative, i famosi buoni propositi per il futuro a partire dagli “errori” compiuti in passato. Così siamo andati a vedere quanto scrivevamo tempo fa: “L’offerta delle profumerie è sempre più omologata, non esiste una reale differenziazione tra un punto vendita e l’altro (…). Visitando punti di vendita differenti per location, dimensioni e insegna appare evidente come prevalga l’uniformazione in termini assortimentali. Non solo troviamo gli stessi brand ma anche i medesimi prodotti e formati. Inevitabile quindi che la concorrenza finisca per giocarsi su un unico fronte, quello del prezzo. Come è possibile uscire da questo circolo vizioso? Facendo delle scelte”. Era il gennaio del 2011, tre anni fa. Che cosa è cambiato da allora? La crisi ha ridotto la capacità di spesa degli italiani, che per non lasciarsi trarre in tentazione evitano di entrare in profumeria. E i retailer e l’industria come hanno reagito? I distributori hanno smesso di acquistare tutto ciò che gli proponevano i diversi brand, privilegiando i prodotti con un reale valore aggiunto e scartando invece quelli tattici. Alcuni sono stati in grado di individuare dei partner privilegiati con cui lavorare, eliminando del tutto dal proprio assortimento chi non rispondeva alle esigenze di mix. E le aziende cosmetiche, da parte loro, hanno ridimensionato i propri lanci, valorizzando il catalogo e i pilastri della propria offerta piuttosto che le novità prive di spessore. Anche in questo caso alcuni hanno avuto il coraggio di ridurre la rete di concessionari, scegliendo solo coloro che sono in grado di offrire un valore aggiunto, in termini di professionalità, servizio e immagine. Qualcosa sta cambiando? Il modello della profumeria sta evolvendo? Facciamo in modo di essere tra coloro che affronteranno il 2014 uscendone più forti e più solidi.