Sempre più sartoriali, sempre più prossimi, sempre più aperti al dialogo. I rapporti tra industria e distribuzione stanno cambiando e sta mutando il modo in cui gli interlocutori si interfacciano. In passato, intervistando i rappresentanti dell’industria, la parola chiave era vendere, raggiungere gli obiettivi di fatturato, sempre e comunque. Poi il mercato è diventato meno recettivo, i consumatori meno disposti a spendere e la logica è diventata quella del sell out. La strategia delle case cosmetiche restava sempre quella del raggiungimento dei propri obiettivi di fatturato ma con la consapevolezza che i magazzini dei retailer non potevano essere ulteriormente appesantiti: se le profumerie non vendono al consumatore finale difficilmente possono acquistare le novità. Oggi, i retailer sono mutati ulteriormente e si parla di tailor made. Che cosa significa? Vuole dire che l’industria cosmetica crea attività e piani marketing ad hoc per le esigenze del singolo cliente, in alcuni casi anche del singolo punto vendita, vuol dire che non c’è nulla di imposto ma i progetti sono condivisi – certo, forse non nei tempi che i profumieri vorrebbero, ovvero in fase di ideazione, ma solo quando il prodotto sta per entrare nel punto vendita -, vuol dire che la partnership non è più solo dichiarata ma effettiva. Un atteggiamento che non riguarda pochi – e non possiamo negare che alcuni ci siano arrivati prima di altri – ma è condiviso. Era ora!