Mai come in questo periodo sentiamo parlare di influencer o della loro versione evoluta, quella di imprenditori digitali.

Chiara Ferragni, musa di Lancôme, qualche mese fa ha conquistato la vetta della classifica delle più importanti “trend setter” digitali nell’ambito del fashion e sempre più cover, non di femminili, quelle le ha da tempo, ma di quotidiani e periodici economici. Perché, che ci faccia piacere o meno, queste figure sono in grado di impattare sul sell out di molti prodotti, anche beauty. Il fatto che Chiara o Clio – ma anche tante straniere, da Kendall Jenner a Huda Kattan, da Michelel Phan a Zoe Sugg – utilizzino o consiglino un prodotto è una garanzia per il consumatore. È un fenomeno che ci stupisce? Perché? Non sono semplici testimonial perché tra le decine e decine di prodotti che vengono proposti e regalati loro, ne scelgono e promuovono solo alcuni, se ne fanno garanti. Hanno la credibilità di amiche e confidenti – perché il fatto di condividere con sincerità e autenticità la propria vita le porta a essere considerate tali dai follower – e un seguito in alcuni casi planetario. Si mostrano è vero, ma si espongono anche alle critiche, e che critiche! Valgono tutti soldi che costano? Non siamo in grado di valutarlo, ma sicuramente sono un tassello della strategia di comunicazione di una marca di cui non si può fare a meno e l’ennesima dimostrazione – siamo felici di ciò – che le persone facciano la differenza, anche in epoca di social. Ecco perché abbiamo deciso di parlare di influencer in questo numero di Beauty Business e di dedicare al fenomeno un intero numero di Voilà, in uscita in edicola il prossimo 14 giugno.