Abbiamo chiesto al retail di fare un bilancio del 2013 e ne abbiamo ascoltato il punto di vista. Le catene nazionali e regionali, cui abbiamo domandato di evidenziare le principali problematiche del mercato, ci hanno parlato, in modo prioritario, del calo di traffico di consumatori sui punti vendita. Se il mercato lo scorso hanno ha perso a valore, ha perso due volte a volume. Questo a fronte del continuo aumento dei listini delle aziende cosmetiche. Cosa significa tutto ciò? L’industria cosmetica e il retail si sono arresi al fatto che non è possibile attrarre nuove persone in profumeria? E che quindi è solo possibile “spremere” coloro che sono già clienti? I consumatori che hanno optato in questi mesi per la farmacia e la grande distribuzione per i propri acquisti di bellezza sono realmente persi o c’è ancora un margine di recupero? L’industria non può pensare di accrescere il proprio fatturato semplicemente alzando i prezzi, né tantomeno la distribuzione può fare leva esclusivamente sulla fedeltà di pochi, cercando di vendere il più possibile, con il rischio di allontanare invece che avvicinare la clientela. E che cosa fanno in un simile contesto le associazioni di categoria, Cosmetica Italia e Fenapro, per riportare la profumeria se non nel cuore, almeno nel pensiero degli italiani? Occorre collaborare per valorizzare il canale selettivo. Industria cosmetica, distribuzione e associazioni devono uscire fuori dai confini della profumeria per cogliere le esigenze di un consumatore che vuole gratificarsi nell’acquisto del prodotto di bellezza e fargli sperimentare il piacere di un servizio che è coccola ed emozione.