Photo by Vincenzo Lombardo/Getty Images
Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio (Photo by Vincenzo Lombardo/Getty Images)

Tra il 2008 e il 2019 i negozi si sono ridotti di 70 mila unità, passando da 574 mila a 504 mila. La perdita media è pari al 12%, ma nei centri storici questo valore arriva a rappresentare il 14,3%. Anche gli ambulanti hanno registrato una riduzione del 14,2%, passando da 98 mila a 84 mila. Eccezione in positivo è invece rappresentata da bar, take away, ristoranti e alberghi che sono cresciuti del 16,5%, arrivando a superare i 347 mila esercizi. È quanto emerge dal report “Demografia d’impresa nelle città italiane” realizzato da Confcommercio. “La riduzione netta dell’offerta commerciale e la disordinata evoluzione delle strutture di ristorazione e alloggio stanno impoverendo le nostre città che ora più che mai devono essere rilanciate. Città più belle e attrattive danno sicurezza e fiducia e costituiscono un grande valore sociale ed economico per i nostri territori” ha commentato Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio che aggiunge: “”Città con sempre meno negozi – quasi 70mila in meno negli ultimi dieci anni – sono ormai una patologia, soprattutto per la concorrenza del commercio elettronico e il perdurare della crisi dei consumi. C’è, dunque, bisogno di un piano nazionale per la rigenerazione urbana per migliorare la qualità della vita dei residenti e rendere i centri storici più attrattivi per i turisti. Bene, dunque, il ‘bonus facciate’ che va in questa direzione. Ma occorre anche un maggiore sostegno all’innovazione delle piccole superfici di vendita e, soprattutto, una riforma fiscale complessiva per abbassare le tasse e sostenere la domanda interna che vale l’80% del Pil. Città belle e che funzionano sono un grande valore sociale ed economico per i nostri territori. Un ‘motore’ di occupazione e crescita che non può girare al minimo”.