C’era proprio bisogno di un’altra rivista indirizzata al canale delle profumerie selettive e ai suoi interlocutori? È la prima domanda che ci siamo fatti, e che alcuni di voi ci hanno posto, nel momento in cui abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto. La risposta che ci siamo dati è affermativa. La profumeria sta vivendo un periodo di transizione molto importante. Da un lato la Gdo, i supermercati e ipermercati, continuano a crescere in termini di giro d’affari. È vero, hanno un posizionamento differente da quello della profumeria, ma nel momento in cui il secondo retailer a livello mondiale, Carrefour, lancia un format, Carrefour Planet, con l’intento dichiarato di erodere quote di mercato ai negozi specializzati, forse le differenze sono destinate a ridursi. Questo accade in Francia, a Ecully e Vénissieux nei pressi di Lione, ma a breve sarà implementato in tutto il mondo. Intanto nel Belpaese Gruppo Coin lancia una vera e propria insegna di profumeria, Shaka, che – al momento inserita all’interno delle Upim Pop e di qualche Ovs industry ma destinata a scendere da sola su strada non appena ce ne sarà l’occasione – rivoluziona il modello di business offrendo al cliente una nuova chiave di lettura dell’offerta di make up: non più corner brandizzati ma espositori articolati per categoria merceologia e contenenti i prodotti più interessanti e più performanti di ciascun marchio. Questo sul fronte della distribuzione moderna. Dall’altro lato, assistiamo a una significativa crescita della farmacia, che nel corso degli anni ha cambiato volto ai propri negozi e si è arricchita di prodotti cosmetici, spesso con un buon contenuto qualitativo e un prezzo mediamente inferiore a quello della profumeria. Come il canale selettivo può uscire da questa impasse? Ripensare il proprio business in una logica di servizio, sempre più professionale, è il punto di partenza, ma non basta. Non è un problema della sola distribuzione. È necessario che il retail e l’industria cosmetica inizino a dialogare in un modo nuovo al fine di cogliere tutte le opportunità che questo mercato – non dimentichiamoci che, come ricorda Enrico Finzi, gli italiani hanno continuato ad acquistare cosmetici, nonostante la crisi – offre ogni giorno. Le profumerie e i brand possono lavorare insieme, come ci dimostra la nostra intervistata di copertina, Antonella Mandelli, direttore generale di Profumerie Mazzolari, per dare ai consumatori più di un prodotto, un sogno. Oppure possono sperimentare congiuntamente nuovi contesti di vendita, come il travel retail indicato da Jean-Paul Agon, ceo di L’Orèal, tra i più promettenti per il futuro. Ma sono solo degli esempi di quello che la partnership tra retail e industria può generare. Nei prossimi numeri di Beauty Business vi documenteremo molte altre esperienze e opinioni con l’obiettivo di stimolare il confronto in questa delicata fase di cambiamento.