“Una rosa è una rosa, è una rosa, è una rosa”. Scriveva così Gertrude Stein, poetessa americana, intendendo che spesso la realtà è interpretazione molteplice e che quella che ora viviamo è solo una delle tante possibili.Allo stesso modo, una rosa di Grasse è una rosa, certo, ma non è uguale a una rosa turca, a una rosa marocchina, a una rosa bulgara. La rosa centifolia marocchina che cresce tra il mare e il deserto ha sfumature differenti rispetto alla rosa damascena bulgara che deve sopportare i freddi inverni e le estati torride tipicamente continentali. E di queste caratteristiche bisogna tenere conto al momento della scelta di un componente rispetto a un altro. Quando si parla di materie prime in profumeria si tende sempre a considerarle all’interno di famiglie olfattive: i oriti, gli speziati, gli orientali, i muschiati…. Quello che però molto raramente consideriamo è che all’interno della costruzione di un profumo è essenziale la scelta di privilegiare una sfumatura odorosa rispetto a un’altra, così come materie prime di origine naturale o sintetica. “Le materie prime di origine naturale sono assolutamente importanti nell’industria delle fragranze” racconta Xavier Brochet, global head of natural product innovation di Firmenich, una delle prime 5 aziende al mondo delle materie prime profumate, che ha creato successi come Ck One, Pleasure e Light Blue. “Proprio la complessità della struttura degli oli essenziali permette di esprimere in un profumo quella ricchezza e quelle sfaccettature che rendono il prodotto estremamente riconoscibile da parte del consumatore nale”. Cristina Prevedello, responsabile valutazione e marketing Fine fragrance & Beauty Care di Iff Italia, multinazionale leader di mercato nella produzione di aromi e fragranze con sede in più di 40 paesi del mondo e azienda creatrice di una delle ultime fragranze di Bulgari, Mon Jasmin Noir, nonchè di Trésor di Lancôme solo per citarne alcuni, conferma: “Ci sarà sempre spazio per il naturale soprattutto nella profumeria d’alta gamma. Anche se la materia prima sintetica consente maggiore creatività, af dabilità e persistenza, la tendenza che stiamo riscontrando negli ultimi anni è di un ritorno a profumi composti da ori iconici ma rivisitati in chiave moderna, come la rosa, il gelsomino, l’ylang ylang e la tuberosa”. Conferma questo anche Paolo Di Muzio di Mane Italia, azienda nata nel 1871 a Grasse in Francia come produttrice di materie prime naturali: “Materie Prime di Origine Naturale e Materie Prime naturali sono assolutamente dei trend, che vengono dal passato e che oggi sono sempre più importanti sul mercato. Mane li ha nel suo Dna, infatti nasce come società che estrae materie prime naturali e nel tempo evolve verso il business più complesso della tipica Casa Essenziera. Naturale e sintesi si incontrano e si intrecciano nella creazione, dipende dal jus, dalle facete, dall’evoluzione che si cerca per il proprio profumo… La cosa più sorprendente è poter scoprire’ ancora odori nuovi, inediti, speciali grazie a nuove materie prime, a nuove molecole, a nuove tecniche estrattive che riescono ancora a stupirci e a stupire”.“Le materie prime sono numerose e sono coltivate ed estratte spesso in diversi paesi del mondo. Possiamo dire che generalmente i legni, i balsami, la vaniglia provengono dall’Africa, dall’Asia e dall’America del Sud; gli agrumi dalle regioni mediterranee e da alcune regioni dell’America del Nord; diverse materie prime aromatiche poi provengono dalla Francia e dal Nord Africa; le spezie dall’Asia e dall’America Centrale e infine i ori sono coltivati in diverse parti del mondo” racconta monsieur Brochet. Di Muzio di Mane Italia ci spiega da dove provengono le materie prime più utilizzate: “Volendo considerare solo alcune fra le principali materie prime che, in una composizione di profumeria, fanno parte delle famiglie olfattive primarie, ricordiamo il bacino del Mediterraneo per note fiorite come la rosa, i fiori d’arancio, la tuberosa e il neroli, oltre che per le note agrumate (bergamotto, limone, cedro, mandarino) e aromatiche (lavanda, rosmarino, timo, salvia, basilico). In Asia l’India è rinomata per il suo gelsomino Sambac e il sandalo più nobile (Mysore), l’Indonesia, insieme alla Cina per l’osmanthus e la badiane, per la produzione di note legnose come il vetiver e il patchouli. In Africa si potrebbero citare le Isole ‘Comores’ e il Madagascar per la produzione di ylang ylang e vaniglia, quest’ultima una delle componenti gourmand dell’accordo Orientale; il corno d’Africa per la mirra e l’incenso, il Marocco per la bigarade e il cedro Atlas e la Costa d’Avorio per la produzione di alcune note agrumate (limone, bergamotto) ma anche per il cacao. In ne il Sud America per l’arancia brasiliana, il legno di guaiaco e il rosewood, il Nord America per il cedro Virginia e l’abete (Fir Balsam)”. Ernest Beaux, il creatore di Chanel N°5, agli inizi del ‘900 scelse la rosa di Grasse, ma sessant’anni dopo Jacques Polge per Cocò opta per gli accenti mielati di un’altra rosa, quella turca, e il risultato è completamente diverso proprio perchè diversa è la zona di produzione. Anche del gelsomino esistono differenti varietà, che si possono dividere in mediterannee e orientali. Troviamo il gelsomino di Grasse, trasparente, delicato, cresciuto nel clima della Provenza mitigata dal Mediterraneo, in profumi storici come Rive Gauche di Yves Saint Laurent ma anche in fragranze più recenti come Voile de Jasmin di Bulgari. “Il gelsomino di Grasse” ci dice Brochet “ha una produzione nettamente inferiore rispetto al gelsomino indiano o egiziano, ma si cerca di mantenerne comunque le coltivazioni. È per noi importante mescolare gel-somini di zone di produzione differenti in modo da ottenere maggiore complessità olfattiva”. Ma per far fronte a una richiesta sempre maggiore – pensiamo a tutte le novità che arrivano ogni mese in profumeria – è giocoforza privilegiare tutte quelle aree di produzione in grado di fornire le quantità richieste dall’industria e quindi si fa riferimento al sud del Mondo. Il gelsomino orientale, altresì detto Sambac, è quello cresciuto nella fascia subtropicale. La variante più pregiata è quella col-tivata nel Tamil Nadu, regione del sud dell’India, che ha fiori più grandi di quella mediterranea. “Il gelsomino Grandi florum marocchino” ci svela Cristina Prevedello “ è più trasparente, latteo, cremoso e fruttato rispetto a quello indiano noto per il suo coté animalesco decisamente più spiccato rispetto a quello di Grasse, caratteristica questa dovuta soprattutto al clima in cui cresce”. Ritroviamo questo piccolo ore bianco per esem-pio nel profumo di Serge Lutens A La Nuit ma anche in Elie Saab e Opium.

Tutte le materie prime di cui si serve la profumeria possono oggi essere ricreate in laboratorio anche se non tutte sono o economicamente convenienti o esattamente identiche all’originale, ragion per cui il naturale riveste ancora così tanta importanza. Non possiamo certo ignorare che alcune delle fragranze che hanno avuto più successo nel tempo sono un giusto bilanciamento tra ciò che la natura ha da offrire e ciò che l’uomo ha saputo trovare. Chanel N°5 non sarebbe esistito senza le aldeidi ed Eau Sauvage di Dior non sarebbe stato così anticonformista (era il 1966) senza l’Hedione, molecola inventata dall’azienda Firmenich. Entrambe queste molecole create dall’uomo sono in grado di ampli care e sostenere le note naturali cui vengono accostate, donando così sfaccettature inedite che non esisterebbero altrimenti in natura. “La ricerca e sviluppo nella nostra azienda gioca un ruolo fondamentale” afferma Xavier Brochet “la continua ricerca di materie prime permette di introdurre nella nostra palette nuovi ingredienti, fonte di continua creatività. Parte della nostra ricerca sta poi nell’individuare nuovi processi di estrazione e lavorazione delle materie prime che permettono di ottenere risultati olfattivi inediti e sempre più vicini al vero. A questa ricerca si affianca quella di nuove materie prime di sintesi. L’utilizzo combinato tra naturale e molecole di sintesi ci permette di raggiungere la creazione di note olfattive sempre nuove”. Concetto questo ribadito anche da Prevedello di Iff: “Grazie ai processi tecnologici siamo riusciti a individuare metodi estrattivi sempre più sofisticati. Il metodo più antico e ancora oggi utilizzato è quello a vapore, da cui si ottiene l’olio essenziale, mentre con l’estrazione da solventi si ottiene l’assoluta. Oggi siamo arrivati al metodo di estrazione molecolare attraverso il quale preleviamo la molecola odorosa in tutta la sua purezza”. Paolo Di Muzio ci dice: “La legislazione internazionale negli ultimi anni si è fatta sempre più rigida e ciò limiterebbe di molto la creatività dei nostri nasi se ricerca e innovazione non aiutassero a non perdere la richezza della palette e dell’innovazione olfattiva. In tal senso Mane ha un metodo di estrazione denominato Jungle Essence® che, utilizzando una miscela di solventi rispettosi dell’ambiente, grazie alla sua facile maneggiabilità e trasportabilità, permette di compiere l’estrazione in situ, fornendo un ‘odore’ praticamente identico all’originale. Rispetto ad altri metodi, risulta essere più ‘realistico’ e naturale, in grado di catturare l’intera gamma delle note olfattive di un elemento (testa, cuore, fondo) che la natura con na nei luoghi più remoti della terra, permettendo ai profumieri Mane di creare nuove tendenze e ai nostri clienti di avvicinare nuovi consumatori e nuovi mercati sia nel campo del lusso che del massmarket”. Nonostante tutti i passi avanti fatti in laboratorio, ciò che la Natura offre è ancora di vitale importanza, soprattutto in un momento storico come questo, dove ogni essere umano è chia-mato all’impegno nei confronti della salvaguardia del fragile ecosistema terrestre. “Il prezzo delle materie prime è aumentato molto negli ultimi anni a causa di diversi fattori fra cui l’aumento della domanda e delle spese di lavorazione e trasporto. Spesso anche le calamità naturali o le variazioni climatiche possono in uire sul costo delle materie prime: per questo è essenziale diversi care l’approvigionamento tra differenti zone geografiche”. Continua Brochet: “Sicuramente le materie prime di sintesi sono di prioritaria importanza non solo per rispondere a un’esigenza di costi, ma sopratutto, permettono di non esaurire le risorse naturali del pianeta agendo secondo una politica sostenibile in cui Firmenich è attiva da molti anni”. Cristina Prevedello conferma: “Qualche anno fa il prezzo del patchouli subì un’impennata dovuta al fatto che i contadini indonesiani (viene dall’Indonesia il 90% della produzione mondiale) ave-vano cominciato a preferire la coltivazione della palma da olio perché economicamente più redditizia, facendo così diminui-re la produzione e di conseguenza lievitare i prezzi”. Non solo quindi stagioni troppo secche o piogge torrenziali: “Una situa-zione politica instabile (si pensi, per esempio, alle guerre civili che af iggono gran parte del continente africano) e un elevato tasso di crescita della popolazione nei Paesi in via di sviluppo, che comporta la conversione dei terreni alla produzione di be-ni primari di sussistenza, sono solo alcune delle variabili che possono in uire sull’offerta globale di materie prime” concor-da Di Muzio. “Quello delle materie prime è un vero e proprio mercato che risponde alle leggi che regolano qualsiasi mercato nanziario. Può essere molto volatile, soggetto non solo alla semplice domanda/offerta ma anche a movimenti speculativi e a posizioni dominanti sul mercato”. La salvaguardia del sapere tradizionale legato alla lavorazione delle materie prime profumate è essenziale in tutti quei proce-dimenti dove l’esperienza e il know-how umano hanno parte attiva nelle complesse procedure di lavorazione. L’orchidea da vaniglia, per esempio, necessita dell’intervento umano per essere impollinata, poi i baccelli ancora verdi vengono raccolti, bolliti e stesi a essiccare al sole per giorni nchè non diventano scuri, simili al cuoio, poi vengono scelti uno a uno da esperte mani femminili e divisi in mazzi secondo colore, qualità e dimensione. Il maggior produttore mondiale è il Madagascar ma esistono zone di produzione anche in Ugan-da, Nuova Guinea, India e Tahiti ed è essenziale tramanda-re questo sapere. A questo proposito Di Muzio ci racconta: “Mane è stata la prima azienda del settore ad aver aderito nel 2003 al programma Global Compact delle Nazioni Unite stipulando accordi di partnership internazionali con comunità indigene e produttori locali di alcuni Paesi in via di sviluppo, fornendo loro il sapere necessario per sviluppare processi pro-duttivi volti ad assicurare crescita e occupazione. La produ-zione di vaniglia in Madagascar e i programmi in Namibia e Rwanda ne sono la riprova”. Mentre sempre più terra viene strappata alla foresta per culture intensive ad alta redditività, le multinazionali delle fragranze si stanno quindi impegnando nella salvaguardia delle zone di produzione di alcune materie prime, preservandone non solo il capitale naturalistico, ma, fatto ancora più importante, il capitale umano. Perché una liera controllata e dagli alti standard qualitativi garantisce una materia prima ineccepibile, ma soprattutto una fonte di reddito sicura, che tutela sia l’ambiente sia le persone che in esso vivono e lavorano.