Cosmetica Italia: la cosmetica traina economia e occupazione. L’industria cosmetica italiana si conferma un pilastro strategico dell’economia nazionale ed essenziale nel paniere dei consumi degli italiani. Questo quanto emerso durante l’Assemblea Pubblica 2025 di Cosmetica Italia – Associazione Nazionale Imprese Cosmetiche, che ha presentato i risultati dell’indagine “Le priorità di azione per la competitività dell’industria della cosmetica in Italia” condotta in collaborazione con TEHA – The European House of Ambrosetti. Nel 2024, la filiera ha generato un valore complessivo di 41,2 miliardi di euro, segnando una crescita del 6,5% rispetto all’anno precedente, e ha sostenuto complessivamente l’occupazione con circa 440.000 posti di lavoro creati (1,6% della forza di lavoro in Italia). Inoltre, i consumi di prodotti cosmetici sono stabili, anche nelle famiglie a basso reddito, con una spesa di 13,4 miliardi di euro (219 euro pro-capite) pari a un valore dello 0,5% del PIL italiano, a testimonianza della natura essenziale che questi prodotti svolgono come beni primari ad uso ricorrente nei consumi quotidiani. Le esportazioni rappresentano il vero motore della crescita: nel 2024, la cosmetica si è posizionata tra i settori più performanti del Made in Italy, seconda solo alla gioielleria per crescita percentuale, per incremento dell’export con 7,9 miliardi di euro di esportazioni e con una crescita del 12% rispetto all’anno precedente. Oggi circa la metà dei ricavi complessivi deriva dai mercati esteri, con gli Stati Uniti quale prima destinazione (14,5%), seguiti da Francia (10%), Germania (9,5%) e Spagna (6,8%). “L’intera filiera dell’industria cosmetica italiana è strategica per la crescita dell’economia ed è un tassello fondamentale per il sistema paese” afferma Benedetto Lavino, Presidente di Cosmetica Italia. “Siamo una delle eccellenze del Made in Italy che ha bisogno di essere sostenuta adeguatamente per potersi affermare ancora di più all’estero nell’attuale contesto di dinamiche commerciali incerte così come necessita di una semplificazione normativa che rischia di frenare innovazione, competitività, transizione sostenibile e investimenti”. “La nostra analisi conferma che la cosmetica italiana è un motore essenziale per il benessere delle famiglie e per la cura della persona, anche nei nuclei a basso reddito, per cui diventa strategico supportare la competitività di questo settore. Una semplificazione normativa potrebbe abilitare le aziende ad utilizzare quel fatturato incrementale in nuovi investimenti, in ricerca e sviluppo, ma soprattutto nella creazione di nuovi posti di lavoro”, conclude Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House – Ambrosetti. Ricerca e innovazione rimangono due tasselli chiave nello sviluppo della cosmetica italiana, con investimenti complessivi pari a circa il 6% del fatturato, a fronte di una media nazionale del 3% dell’industria manifatturiera. In particolare, l’attenzione alla transizione sostenibile si riflette trasversalmente lungo tutta la filiera produttiva – dagli imballaggi alla gestione energetica, dalla riduzione delle emissioni all’ottimizzazione della logistica. Il comparto si trova però oggi ad affrontare un pesante sovraccarico normativo (ad esempio, le direttive Green Claims, Ecodesign e Trattamento Acque Reflue Urbane e il regolamento sul Packaging and Packaging Waste). Questa complessità regolatoria, unita all’aumento dei costi energetici – tra i più alti in Europa – mette a rischio la capacità competitiva delle imprese, soprattutto in un contesto globale segnato da incertezze commerciali. Una semplificazione regolatoria a livello europeo, integrata con strategie nazionali, porterebbe le aziende del settore a liberare risorse da investire in export, innovazione e occupazione – entro il 2030, il fatturato “abilitato” potrebbe raggiungere un totale di 26,2 miliardi di euro, mentre l’occupazione crescerebbe di 54.000 nuovi posti di lavoro.
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