Secondo la recente analisi di Nielsen “Future opportunities in FMCG e-commerce” nei prossimi anni in Europa l’e-commerce registrerà una crescita media annuale del 18,4% fino a raggiungere i 400 miliardi di dollari entro il 2022. Questo nell’ambito dei fast moving consumer goods. È vero stiamo parlando di un settore circoscritto, quello dei beni di largo consumo (la spesa che periodicamente facciamo al supermercato), ma le cifre sono impressionanti. Le ragioni? Secondo la ricerca i consumatori apprezzano il vantaggio in termini di tempo e anche economici. Ebbene quando il lusso di risparmiare tempo e denaro varrà più di qualsiasi experience anche nel beauty? O meglio, per quante persone, per quanti dei nostri clienti questo avverrà? Il successo registrato lo scorso anno dal black friday e dal cyber monday ha dimostrato che il cliente della profumeria è sensibile al fattore prezzo ed è disposto ad anticipare i propri acquisti, se questo gli permette di spendere meno e di “accelerare” con i regali natalizi. Il successo degli shopping club online nel beauty (anche di quelli che posticipano la consegna rispetto alla campagna vendita) dimostra altrettanto. La soluzione per evitare che il beauty diventi una commodity? Da un lato le case cosmetiche devono lavorare affinché l’innovazione sia costante e rappresenti un reale incentivo all’ingresso in store del consumatore e dall’altro l’industria e il retail devono collaborare affinché ci sia sempre maggiore integrazione tra fisico e virtuale. Tutto ciò perché, ovunque il consumatore che voglia testare e acquistare il beauty, abbia la singola insegna come punto di riferimento.