Coronavirus

“A partire da venerdì 21 febbraio il traffico nei negozi è diminuito sensibilmente con particolare riferimento in fase iniziale alle regioni del nord e ai centri commerciali, e dal successivo lunedì in tutta Italia e in quasi tutte le location. In alcuni casi riscontriamo riduzioni di ingresso superiori al 50% e l’incremento dell’e-commerce, seppur sensibile, non compensa assolutamente gli evidenti cali del brick&mortar. Da un punto di vista organizzativo ci stiamo muovendo in modo tale da salvaguardare la salute di tutti i lavoratori, cercando di garantire la continuità operativa. Ritengo necessario, in una situazione del genere, un pronto e deciso intervento dello Stato nei confronti delle attività commerciali in genere che, a mio avviso, assieme alle attività turistiche, sono le più colpite, con la caratteristica che quando la situazione rientrerà nella normalità non avranno possibilità di recupero pregresso” ha commentato Fabio Pampani, ceo di Douglas Italia, in un articolo de Il Sole24Ore, che raccoglie anche il contributo di Cristina Scocchia, amministratore delegato di Kiko: “Il coronavirus ha certamente avuto un impatto sulle nostre vendite. Hong Kong da gennaio è in calo del 50% rispetto allo scorso anno e l’Italia, che è il nostro mercato più grande, è sceso del 30% negli ultimi dieci giorni. Siamo però un’azienda globale, presente in 24 Paesi. Abbiamo chiuso i primi due mesi dell’anno con vendite ancora in crescita grazie alle buone performance del resto dell’Europa e del Medio Oriente. Se da un lato il retail è stato colpito, specialmente in Italia e in Asia, dall’altro il nostro e-commerce ha continuato ad evolversi positivamente con un tasso di crescita a doppia cifra. La nostra priorità è la sicurezza dei nostri quasi 8.000 dipendenti e delle loro famiglie. Abbiamo implementato con la massima serietà e scrupolosità tutte le indicazioni delle autorità preposte, in Italia e nei vari Paesi in cui operiamo. Poiché questa è una situazione in continua evoluzione, abbiamo istituito un comitato di crisi che ci permette di essere costantemente aggiornati e di adeguare i nostri piani di emergenza e le iniziative precauzionali necessarie. Tra queste, in Italia abbiamo introdotto lo smart working volontario per tutti i collaboratori della sede principale. Nei punti vendita siamo sensibili alle situazioni individuali del nostro personale e seguiamo con scrupolosità le linee guida fornite dalle autorità sanitarie. Ma non ci lasciamo prendere dalla paura (…)”.