@ Helena Rubinstein archives

Sebbene l’ascesa di Helena Rubinstein come imprenditrice sia nota a tutti, la sua carriera di collezionista intuitiva e il suo ruolo pionieristico nel riconoscimento delle arti africane e Oceaniche è probabilmente meno conosciuta. Attraverso sessantacinque opere della sua collezione, il Musée du Quai Branly – Jacques Chirac le rende omaggio e rivela la passione di Madame per le arti non europee. La collezione di Madame, creata principalmente a Parigi nel corso dei suoi incontri, e arricchita costantemente grazie al suo occhio acuto, comprende più di 400 pezzi di arte non europea. Nei suoi appartameni di Parigi, New York e Londra, questa collezione straordinaria impera accanto a Chagall, Braque, Brancusi, Modigliani, Picasso e Mirò. La sua collezione ha acquistato fama mondiale grazie alla sua partecipazione alle principali mostre d’arte, tra cui la African Negro Art al Museo delle Arti Moderne nel 1935, e si è dispersa nel 1966 a New York in una serie di vendite straordinarie, che segnarono uno stadio importante nel riconoscimento delle Arti Africane. “Helena Rubinstein fu una pioniera. A quei tempi, il mercato delle arti non europee era solo agli esordi. Frequentando assiduamente i circoli intellettuali, le gallerie d’arte e le aste, Madame aveva accesso ad una vasta gamma di oggetti diversi. Introdotta in questo campo dallo scultore Jacob Epstein, Madame ha collezionato le opere più inaspettate, particolarmente dalla Nigeria, Cameroon, la Repubblica Popolare e la Repubblica democratica del Congo. Madame adorava l’espressività e il potere di queste sculture, che incontravano il suo gusto avanguardista. Il suo focus sugli aspetti figurativi degli oggetti di uso quotidiano (heddle pulleys, porte, sedute, strumenti musicali), e sul trattamento del viso nelle sculture degli artisti africani rientra nella sua costante ricerca della bellezza e di tutte le sue sfaccettature. Un programma di ricerca importante precedeva questa mostra. Hélène Joubert, capo delle collezioni heritage del museo africano e curatore della mostra, ha condotto una ricerca durata due anni in istituzioni nazionali ed internazionali come pure nelle principali collezioni private e archivi. Una grande iconografia è stata realizzata per illustrare la storia di questa collezione. Guidato da vendite su catalogo dal 1966, diverse referenze e pubblicazioni, e grazie ad una serie di testimonianze e analisi di fotografie degli appartamenti di Helena Rubinstein, il curatore sottolinea la costruzione di una collezione, della sua storia e delle caratteristiche che la contraddistinguono. La sensibilità straordinaria di Madame viene rivelata anche qui, un aspetto che era stato inesplorato sino ad ora. La collezione di Helena Rubinstein mostra che le sue scelte artistiche erano audaci agli occhi dei suoi contemporanei. Il suo approccio visionario e la sua curiosità l’hanno portata verso opere rare e potenti che sono diventate grandi nel tempo. Una selezione di sessantacinque oggetti dall’Africa all’Oceania, dall’arcipelago malese alle Americhe in misura minore, evoca le scelte di questa figura di spicco tra i collezionisti nella prima metà del 20 esimo secolo” – si legge nella nota stampa.